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Il crocifisso trecentesco restaurato grazie alla generosità dei fedeli

L’intera comunità bibbienese, partecipando con grande affetto ed entusiasmo, ha infatti offerto le risorse necessarie per riportare l’opera al suo antico splendore, alla sua messa in sicurezza e alla pubblica fruizione

Una pubblica raccolta fondi dal risultato quasi miracoloso ha permesso di avviare il restauro del grande crocifisso trecentesco dell’altare maggiore della Propositura dei Santi Ippolito e Donato di Bibbiena. L’intera comunità bibbienese, partecipando con grande affetto ed entusiasmo, ha infatti offerto le risorse necessarie per riportare l’opera al suo antico splendore, alla sua messa in sicurezza e alla pubblica fruizione. Dunque privati cittadini, aziende, associazioni ed enti pubblici giocheranno un ruolo fondamentale per salvare uno dei più importanti capolavori d’arte del nostro territorio. L’iniziativa, nata dall’idea del custode della storia e delle bellezze bibbienesi Gianni Sassi, dello storico dell’arte Michel Scipioni, è in stretta collaborazione con i parroci don Ernesto d’Alessio, Ioceller Realista e Eroncis Obasi, sempre sensibili, insieme alla parrocchia di Sant’Ippolito, alla tutela del nostro patrimonio religioso. Il restauro, svolto sotto la supervisione di Felicia Rotundo, funzionario della Soprintendenza Archeologia Belle Arte e Paesaggio per le provincie di Arezzo, Siena e Grosseto e Serena Nocentini direttore dell’Ufficio per l’Arte Sacra della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, è già avviato all’interno della Propositura di Bibbiena. Il restauro “conservativo ed estetico” è svolto da Marco Santi che ha effettuato il trattamento anossico della scultura, al fine di eliminare un forte attacco di insetti xilofagi  che  nel corso dei secoli ne hanno indebolito il legno. Le ulteriori operazioni eseguite da Alessandra Gorgoni con l’aiuto di Nadia Nocentini, hanno permesso di ritrovare la policromia originale, celata da strati di ridipinture sommatesi nei secoli. La pulitura graduale e selettiva è stata svolta dopo aver effettuato le indagini diagnostiche che hanno permesso di seguire una metodologia mirata. La scultura in legno policromo, quasi a grandezza naturale, è addirittura databile al XIV secolo ed è testimone di quasi otto secoli di storia bibbienese. Il capolavoro, rivelandosi come uno dei più antichi crocifissi in territorio casentinese e tra i più importanti della provincia di Arezzo, fu eseguito probabilmente per il monastero, oggi soppresso, di Sant’Andrea di Lontrina. Da qui, in seguito alle soppressioni post-unitarie della comunità femminile camaldolese e alla chiusura dell’educandato, venne trasferito nella principale chiesa cittadina e collocato nell’altar maggiore dove ancora oggi si trova. Gianni Sassi commenta: «Un ringraziamento a tutta Bibbiena che ha dimostrato di amare la propria storia, e che con la sua generosità, permetterà ad un grande capolavoro di tornare ad essere fruibile in tutta la sua bellezza!». Anche don Ernesto, proposto di Bibbiena, ha tenuto a rimarcare: «con la partecipazione di tutta la comunità abbiamo raggiunto le risorse necessarie per il restauro del nostro amato crocifisso». Chiunque volesse contribuire con una donazione alla raccolta fondi o visitare le varie fasi del restauro può contattare Gianni Sassi o la parrocchia di Bibbiena.

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