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Gioco d'azzardo, 2.359 macchinette in provincia. 705 ad Arezzo, ma la concentrazione più alta è a Subbiano

"Attualmente sul territorio si trovano 2 359 "macchinette", tecnicamente chiamate AWP, cioè gli apparecchi che si trovano prevalentemente dentro bar e tabacchi e le Video Lottery delle sale gioco. Molti dei nostri comuni si trovano sopra alla...

"Attualmente sul territorio si trovano 2 359 "macchinette", tecnicamente chiamate AWP, cioè gli apparecchi che si trovano prevalentemente dentro bar e tabacchi e le Video Lottery delle sale gioco. Molti dei nostri comuni si trovano sopra alla media provinciale per numero di slot ogni mille abitanti, che mi risulta essere di 6,85. Soltanto ad Arezzo capoluogo ce ne sono 705."

E' Simona Neri, sindaco di Pergine, responsabile Anci per la lotta la gioco d'azzardo e alle ludopatie, che tramite il suo profilo snocciola i numeri degli ultimi aggiornamenti. Nell'immagine che pubblica c'è anche la triste classifica della presenza di slot comune per comune nella nostra provincia. In cima c'è ovviamente Arezzo, la città capoluogo con 705 macchinette, chiude la classifica Ortignano che non ne ha nemmeno una. Se si guarda invece il numero di macchinette proporzionato al numero di abitanti, il triste primato spetta a Subbiano che ha la presenza di oltre 15 macchinette ogni mille abitanti, pari a più del doppio della media provinciale. Seguono con concentrazione alta di slot sul territorio Civitella in Val Di Chiana, 12,53 macchinette ogni mille abitanti, San Giovanni con 10,79 e la piccola Pieve Santo Stefano con 10,46.

"A seguito dell'accordo Stato-Regioni gli apparecchi da gioco che in Toscana sono circa 24.000 verranno ridotti a 16.000 secondo un criterio che sarà meglio dettagliato nei decreti attuativi che stiamo attendendo dal MEF. Un esempio: ad Arezzo 705 macchinette portano alla raccolta di oltre 97 milioni di euro. Una cifra davvero importante che senza dubbio coinvolge giocatori occasionali ma anche giocatori abituali o patologici. Il gioco alla slot machine è un tipo di gioco che non richiede nessuna abilità, nessun ragionamento, è un gioco che lentamente può portare all'isolamento e all'alienazione e la cifra coinvolta in questo tipo di attività è certamente sottratta alla cosiddetta economia "reale" dei nostri territori. Basti pensare che nel 2016 in Italia la spesa pro-capite sul comparto del gioco è stata di 1.571 euro rispetto ai soli 1.100 euro investiti in cultura."

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