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Tuodì: negozi Capolona e Montevarchi chiusi. I dipendenti: "Siamo ancora in attesa"

E' stato deciso di comune accordo di procedere all'attivazione della cassa integrazione straordinaria a rotazione. La decisione è quella presa dopo il primo faccia a faccia tra sindacati e Mise, svoltosi gli ultimi giorni di luglio, e riguardante...

E' stato deciso di comune accordo di procedere all'attivazione della cassa integrazione straordinaria a rotazione.

La decisione è quella presa dopo il primo faccia a faccia tra sindacati e Mise, svoltosi gli ultimi giorni di luglio, e riguardante il futuro prossimo del Tuodì, la catena commerciale che negli ultimi mesi è stata al centro dell'attenzione mediatica a causa della pesante situazione debitoria in cui versa il gruppo dei discount Dico, presente in 16 regioni italiane. Al fine di garantire una copertura economica ai lavoratori coinvolti dunque, nei prossimi giorni verrà attivata la cassa integrazione straordinaria a rotazione così da garantire copertura economica a tutti i dipendenti (oltre 4.000) impiegati.

Per quello che concerne la situazione aretina i due punti vendita Tuodì, quello di Montevarchi e quello di Capolona, sono stati già sgomberati e la merce trasferita presso altri punti vendita.

Nei mesi passati è stata disposta la chiusura di 123 dei 400 punti vendita presenti nel territorio nazionale. Una pausa momentanea che consentirebbe all'azienda di avviare la procedura di concordato preventivo in continuità e presentare il piano al tribunale di Roma.

In stand by in provincia di Arezzo ci sono circa 15 lavoratori (dieci a Montevarchi e quattro in Casentino) i quali attendono di conoscere quello che sarà il proprio futuro.

"Al momento - racconta uno di loro - non ci sono novità di rilievo. Abbiamo saputo del confronto avuto tra Mise e sindacati a Roma. Siamo in attesa. Le competenze di luglio e la 14esima al momento non sappiamo né come né quando verranno corrisposte. Il prossimo incontro tra le parti ci sarà il 19 settembre. Forse in quella data riusciremo a conoscere meglio ulteriori dettagli sulla vicenda e le scelte della proprietà".

Secondo quanto emerso dopo l'incontro al ministero dello sviluppo economico il gruppo Dico avrebbe anticipato che intende risanare l’azienda con il taglio dei costi e senza la cessione di asset. Tuttavia "le linee del piano non convincono sulla tenuta occupazionale – ha fatto sapere Giovanni Dalò, della Filcams Cgil -. Oggi i lavoratori dei negozi chiusi sono in aspettativa retribuita e lo saranno fino all’attivazione della Cigs a rotazione che si potrà realizzare solo nelle grandi città come Roma". La catena discount, di proprietà della famiglia Faranda, nel 2015 il gruppo Dico ha fatturato 754 milioni con una perdita di 40,3 milioni (47,5 l’anno prima). Il debito bancario netto è vicino ai 200 milioni, di cui 193 scadente in 12 mesi. L’azienda ha attivato un ricorso arbitrale con Coop al tribunale di Milano per ottenere indennizzi che Dico valuta in 300 milioni.

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